Sea Adventure associazione gommonautica sportiva dilettantistica
affiliata al C.S.I. (Centro Sportivo Italiano)

Raid 150° Unità d'Italia 2011

Porto di Genova sabato 5 Maggio 1860: sono le 21.30 quando uno sparuto drappello di uomini capeggiati dal tenente colonnello Nino Bixio prende illegalmente possesso di due piroscafi, il Piemonte ed il Lombardo, che dovranno servire per trasportare in Sicilia i Mille di Garibaldi per tentare di liberarla dal giogo borbonico...

Queste poche righe non hanno certo la pretesa di immortalare questa vicenda storica ma servono a dare l'avvio a questa avventura nautica nata per rievocarne le gesta in occasione del 150° anniversario dell'Unità d'Italia.

1° tappa Domenica 26 Giugno: lascio le banchine de Il Pontile di Genova Pegli per raggiungere la zona di Genova Quarto da dove 150 anni fa partirono i leggendari Mille di Garibaldi che, per la precisione, pare fossero 1.089. L'intenzione di scattare qualche immagine al monumento posto a ricordo dell'avvenimento sembra destinata a diventare un pio desiderio poiché l'avvicinamento a riva è proibitivo a causa delle boe che delimitano la zona balneare e dal fondale ricco di scogli affioranti. La voglia di immortalare questo luogo così carico di storia, però, non mi lascia scampo e ci vuole quasi un'ora di tempo ed alcuni improperi dalla gente a terra per riuscire nel mio intento. Ora non mi resta che puntare la prua su Talamone (Argentario), che fu la prima tappa dei garibaldini per rifornirsi di munizioni, viveri e carbone. Il mare è buono e l'Emotion 29 scivola con facilità sulle acque spinto dai due possenti Verado da 300 hp; la vera incognita tecnica di questo raid sarà quanto consumeranno i due Mercury sovralimentati che hanno fama di motori particolarmente grintosi ma poco parchi nei consumi. Con questo mare non è certo difficile mantenere la giusta rotta così inizio subito le prove di assetto e di consumo; sposto le vettovaglie e la bombola da sub dal gavone di dritta a quello di sinistra, poi passo alla regolazione “fine” dei trim ed il risultato è che l'Emotion naviga a 23 nodi con un consumo di circa 25 lt/h a motore; non male, però, le informazioni mi arrivano direttamente dalla strumentazione Mercury ed io che sono un convinto seguace di San Tommaso - che non ci crede se non ci mette il naso - sono ansioso di confrontarle con i dati reali che scaturiranno dal primo pieno di carburante. Nient'altro da segnalare sino alle 15.30 quando dal vhf Garmin mi arrivano le voci degli amici del club di Milano che stanno gironzolando nella zona dell'Argentario; un'ora dopo mi trovo circondato da una trentina di gommoni con cui ingaggio un entusiasmante carosello fatto di saluti e sventolii di bandiere.

2° tappa: il pieno di carburante sancisce la veridicità degli strumenti, siamo a circa 25 litri/h a motore, che equivalgono a poco più di 2 litri di carburante a miglio; non è poco ma mi aspettavo peggio e questo risultato rende un poco più roseo il futuro della mia carta di credito. Oggi la tappa prevede il passaggio dinnanzi a porto Santo Stefano e la navigazione sino a Roma in compagnia dell'amico Claudio Cuomo (Treccia) e di sua moglie Cristiana. Costeggiamo per qualche miglio il promontorio dell'Argentario, poi facciamo rotta diretta sul porto di Ostia; il mare è calmissimo e le 65 miglia che mancano alla meta diventano una passeggiata allietata da numerosi branchi di delfini e da un'aguglia che nuota praticamente fuori dall'acqua per sfuggire al predatore. Destino e rotta ben diverse dalle mie per le due navi che trasportavano i garibaldini:

"Superata l'isola del Giglio, puntarono con decisione a SW per far credere che la loro meta fosse la Sardegna. La rapidità di movimento era basilare per il buon fine dell'impresa ma il Lombardo, che era la nave più grande e portava il maggior carico di persone, era afflitto sin dalla partenza da problemi al motore che ne rallentavano pesantemente la navigazione; così, il Piemonte si allontanava continuamente all'orizzonte per poi rallentare la marcia ed aspettare la compagna d'avventura."

3° tappa: oggi si comincia a fare sul serio visto che mi aspetta una traversata in mare aperto di 140 miglia verso la Sardegna; alle 08.00 precise lascio il porto di Ostia e imposto il Garmin sul canale di Caprera da dove virerò per Cannigione; inizialmente il mare si presenta calmo e i due Verado non fanno certo fatica a mantenere il gommone sui 23/24 nodi; le prime tre ore passano tranquille ma verso le 11.00 il vento inizia a farsi sentire ed un'onda fastidiosa comincia a stamparsi sulla prua dell'Emotion. Da questo momento in poi mare e vento continueranno nella loro escalation costringendomi a diminuire la velocità sino a 12/13 nodi, e queste condizioni perdureranno sino al mio ingresso nel canale di Caprera che si presenta tutto in un ribollir di schiume. In questa zona i fondali sono infidi anche con mare grosso, quindi, mi tengo ben largo dall'isola delle Bisce e dai suoi scoglietti affioranti onde evitare qualche indesiderato incontro ravvicinato del terzo tipo. Alle 15.30 sono dinnanzi al distributore di Cannigione dove faccio il pieno; i 298 litri attestano un consumo di 20 litri/h e di 1 litro a miglio per motore! La velocità media che ho tenuto non è stata certo altissima, ma con il mare di oggi credo che il fattore consumi sia accettabile.

La fermata di Cannigione non è fine a sé stessa ma è stata scelta per rendere omaggio alla tomba di Garibaldi che riposa nella sua amatissima casa sull'isola di Caprera. Attraverso il canale tra Palau e la Maddalena a bordo del traghetto insieme all'amico Marco Giacobbe che in auto mi accompagna nella visita all'ultima residenza del generale; sinceramente non pensavo di trovare così tanta gente e, soprattutto, mamme e papà che cercavano di spiegare ai propri figli la storia dell'Eroe dei Due Mondi. Davvero toccante il momento in cui la guida ci accompagna nella camera da letto e ci spiega che, ormai gravemente ammalato, Garibaldi chiese che il letto gli fosse portato davanti all'unica finestra da cui poteva vedere il mare! Sì, il mare... perché questo leggendario personaggio era, soprattutto, un grande marinaio...

4° tappa: oggi la meta è Villasimius, trampolino ideale per la lunga traversata di domani verso la Sicilia. La Sardegna da quattro giorni è flagellata dal Maestrale che anche oggi è segnalato a 7 Beaufort; a me va bene lo stesso visto che scendo lungo la costa est e sono ben ridossato dalla furia del vento e del mare. Tutto va per il meglio e mi trovo ormai ad una ventina di miglia dalla meta, fa molto caldo ed il riparo offerto dal parabrezza non contribuisce certo a mitigare la calura; per raccontarla in parole povere, sono sotto l'effetto di un devastante attacco da "abbiocco" pomeridiano. Tutto ad un tratto sento un rumore in crescendo provenire da dietro ed un attimo dopo vengo superato da una grossa barca che mi passa sulla sinistra a non più di 20 metri di distanza! Porc... con tutto il mare a disposizione proprio sopra mi doveva passare! E' un attimo, giù le manette, su i trim e in un lampo sono a lato del "pirata"; la barca è un moderno 42' color blu/grigio, e munita di trasmissioni di superfice che alzano una imponente scia sulla sua poppa. E' sicuramente una barca veloce, anche se la tuga è troppo pronunciata per essere una barca velocissima; comunque, niente da paragonare al mio Emotion 29 spinto dai due Veradoni. Lo affianco, ora sono a meno di una decina di metri dalla sua fiancata e guardo all'interno della cabina che ha le vetrate scure ma semiaperte; il pilota mi vede e non ci pensa un attimo a spingere a fondo le manette; la barca scatta in avanti e si allontana mentre io mi mantengo appena dietro; se è come penso, credo che non possa superare i 42/44 nodi. Sul Garmin leggo 41, 42, 42.2 nodi, poi, tutto finisce lì... Adesso è arrivato il mio momento, mi riporto sotto, lo affianco e guardo all'interno della cabina, poi, con la mano gli faccio il gesto che fa Neo all'agente Smith nell'indimenticabile scena del metrò nel film Matrix, che significava: vieni avanti se hai coraggio! Nel mio caso il significato è: vieni avanti se ne hai!!! Un secondo dopo spalanco la stalla dove sono rintanati tutti i 600 cavalli dei due Verado e porto i trim sino alle stelle; è un attimo, e della barca resta solo una pallida sagoma confusa nella magica scia lasciata dall'Emotion. Il gommone vola sulle onde e tocca i 51.8 nodi, evidentemente la carena non è più pulitissima e ho già perso un nodo da quando sono partito. Per i garibaldini invece le cose andarono in modo ben differente...

A non molta distanza da qui, sul Piemonte regnava l'incertezza di dove sarebbe avvenuto lo sbarco: Sicilia o Sardegna? Nessuno aveva il coraggio di chiederlo direttamente al Generale, quindi, qualcuno pensò di rivolgersi al timoniere che rispose più o meno così “E come volete sapere dove sbarcheremo se io che sono al timone non so nemmeno dove stiamo andando! La rotta che mi hanno dato non conduce in Sicilia e, almeno per ora, la nostra prua è puntata sulla Sardegna...

Alle 15.30 entro nell'efficiente marina di Villasimius con la certezza di aver abbassato la media dei consumi ma con il cuore gonfio d'orgoglio per la sonora lezione impartita ad uno dei tanti pirati del mare.

5° tappa: la notte è passata tra il sibilare del vento ed il tintinnio delle sartie delle barche a vela, questo è il quarto giorno che il Maestrale soffia a forza 7 sulla Sardegna e sembra proprio non voler mollare neppure oggi. Nulla a confronto con la notte precedente allo sbarco che i garibaldini passarono nella paura di essere stati scoperti...

Il Lombardo era restato indietro ed erano ore che era sparito dalla vista del Piemonte e non rispondeva ai segnali; a quel punto il Generale ordinò di fermare le macchine e distribuire i fucili ai volontari in modo da essere pronti al fuoco nel caso il Lombardo fosse stato intercettato da navi nemiche. Nel buio della notte furono avvicinati dalla sagoma di una grande nave che, però, non rispondeva ai segnali convenuti e, solo per l'intraprendenza di un volontario livornese che chiamò per nome il comandante Nino bixio, venne evitata la tragedia...

Alle 07.30 mollo gli ormeggi ed esco dal porto con l'idea di scattare qualche foto al paesaggio e la natura mi gratifica facendomi sorvolare da un magnifico stormo di fenicotteri rosa che riesco ad immortalare nell'obiettivo. Un ultimo controllo al gommone per sincerarmi che tutto in coperta sia ben rizzato, poi traccio la rotta verso Marsala sul Garmin ed abbasso le manette, anzi, una sola manetta, poichè i comandi elettronici dei Verado consentono anche di pilotare entrambi i motori con un sola leva; questa facility rappresenta una vera manna quando le onde diventano difficili perché il poter disporre di una spinta omogenea da tutti e due motori, agevola moltissimo il lavoro del timoniere. Appena fuori dalla protezione della costa il mare si presenta completamente bianco di schiuma, con onde alte e frangenti; questo è certamente il risultato dei 4 giorni di Maestrale forza 7 anche se, per mia fortuna, i marosi arrivano sulla zona di poppa dell'Emotion che sembra digerirli piuttosto bene. Certo, se non ci fosse il buco le cose andrebbero anche meglio!!! Ormai l'ho detto, ed ora devo una doverosa spiegazione del concetto di buco: trattasi dell'occhio di cubìa, ovvero, il foro ove scorre il calumo da cui viene trattenuta l'ancora. Ora, questa sistemazione dell'ancora è razionale ed esteticamente ineccepibile ma, in caso di mare grosso da poppa, proprio come quello che mi trovo davanti oggi, il gommone entra nell'onda in modo deciso e non sempre la prua riesce a salire prima di piantarsi nella cresta successiva; quanto sopra provoca un ingresso d'acqua nel buco che va a sfogarsi nel vano del salpancora e finisce per fuoriuscire dal portello del gavone, quasi fosse la più pittoresca delle fontane. E' pur vero che oggi non c'è anima viva in giro e che potrei navigare in modo più conservativo, ma il ricordo dell'equilibrio palesato dall'Emotion 29 usato per il raid di Romania è ancora ben vivo nella mia mente. Mentre continuo la mia lotta con le onde per raggiungere la meta non posso fare a meno di pensare allo stato d'animo dei Mille che mi hanno preceduto in queste acque anche se loro passarono nel canale tra Marettimo e Favignana mentre io passerò a sud di quest'ultima. Sono le 15.30 e sono finalmente al traverso dell'isola di Marettimo, accendo il cellulare e chiamo l'amico Vito Giacalone, titolare de Il Fuoribordo, dealer della Mar.Co e della Mercury Marine che mi attende per lo sbarco...

Lo sbarco, quello vero, rappresentava certamente il momento più importante e pericoloso dell'impresa, visto che il passaggio delle due navi venne scoperto dalle vedette borboniche di stanza a Favignana, che avvertirono le truppe a terra mediante segnali ottici. Proprio in quel momento, però, il capitano del Piemonte, Benedetto Castiglia, additò al generale Giuseppe Garibaldi il porto di Marsala...

La serata passata in compagnia dell'amico Vito si è protratta alle ore piccole e stamattina ho fatto uno sforzo enorme per lasciare il mio confortevole giaciglio e farmi trovare pronto per una tipica colazione alla marsalese. Una visita al distributore per il consueto rabbocco giornaliero ed esco dal porto con rotta su Marina di Ragusa; in questa zona i fondali sono particolarmente bassi e pericolosi e devo compiere una navigazione a semicerchio sino al traverso di capo Granitola, da qui posso finalmente tirare un bel bordo dritto, lungo 100 miglia, che mi porterà nel Marina di Ragusa. Alle 15.30 sono dinnanzi alla murata di questo porto che è stato la mia base di partenza verso Malta durante il raid Gommoshow 2011; come allora, trovo ad attendermi l'amico Gianni Iengo che ormai è parte attiva della Sea Adventure. Un incontro inaspettato con il dott. Giorgio Licitra, presidente del circolo nautico Andrea Doria e proprietario di un Emotion 32, segna una nuova amicizia che potrebbe sfociare in una preziosa collaborazione nautica tra il circolo Andrea Doria e la Sea Adventure; se son rose...

6° tappa: Gianni è un ottimo marinaio ma anche un cuoco sopraffino e la cena, ovviamente ben supportata da un paio di bottiglie di bollicine, si trasforma in una sinfonia gastronomica; quanto sopra, di contro, determina che oggi la partenza avvenga a sole ben alto, ma il mare è tranquillo e in poco più di un'ora sono al traverso dell'isola delle Correnti che è il punto più a sud delle italiche terre. La prima sosta avviene dinnanzi a Portopalo dove mi inoltro nel canale che divide la terra ferma dall'isola di Capo Passero per scattare qualche foto; devo muovermi molto lentamente visto che in questo momento c'è bassa marea ed il fondale è vicinissimo ai piedi dei due Verado; un paio di foto anche alla Madonnina e al piccolo castello presenti sull'isola, poi sul Garmin traccio una linea retta di 120 miglia che mi porterà nel porto di Roccella Ionica. Il mare resta tranquillo e l'unica variante alla monotonia è il superamento di una nave militare di cui percepisco l'odore di gasolio a qualche miglio di distanza; chissà se fanno il Bollino Blu anche loro! Alle 16.00 entro nel porto di Roccella e mi accorgo subito che qualcosa sta cambiando; infatti, sul molo d'ingresso fervono i lavori per l'installazione di un distributore di carburante. Finalmente, pare che qualcuno si sia deciso a risolvere questo annoso problema che angustia chi va per mare da queste parti.

7° tappa: ieri, mentre ero intento alle pulizie di bordo i miei vicini d'ormeggio, due francesi ed una coppia di tedeschi, erano presi dai preparativi delle loro barche a vela per la traversata di oggi verso la Grecia; per puro caso me li sono ritrovati come vicini di tavolo nella pizzeria del porto, questa volta insieme ad un solitario francese che vantava navigazioni in ogni dove e con ogni mare, e che si rendeva garante della sicurezza durante la traversata dell'indomani. Verso le 22.00 il vento ha iniziato a soffiare in porto con una certa intensità e stamattina è ancora bello vispo mentre mollo gli ormeggi seguito dagli sguardi increduli della triade dei velisti che, nonostante le idee bellicose palesate la sera precedente, a quanto pare non se la sono sentita di prendere il mare. Alle 07.45 sono fuori dal porto afflitto dal problema di fare carburante, problema che risolverò con una sosta nel porto di Crotone dove busco un bel piovasco che lava un pò del sale che si è depositato a causa del vento e delle onde di stamattina. L'arrivo a Santa Maria di Leuca precede di poco un altro furioso temporale che durerà tutta la notte e che mi fa scoprire un micro via d'acqua che gocciola in cabina da una delle viti del passauomo di prua.

8° tappa: la meta di oggi è Bari dove ha sede la Tecnoresin, l'azienda dell'amico Giuseppe Capruzzi che stampa la vetroresina dei gommoni Mar.Co. Dopo la buriana di ieri, stamattina sole splendente e mare buono; oggi la navigazione comprenderà due variazioni di rotta: il primo avverrà poco oltre Capo d'Otranto, dove punterò il Garmin su Capo Torre Cavallo (Brindisi) che fungerà da prologo per la rotta finale su Bari. Gli accordi con l'amico Giuseppe prevedono la sosta nel porticciolo di Torre a Mare, splendido borgo di pescatori che si trova a nord di Mola di Bari, ma un sms mi avverte che la meta di oggi sarà invece presso il blasonato Circolo Barion di Bari. Modifico la rotta ma pochi secondi dopo il motore di sinistra inizia a manifestare un pò di tremolio e a perdere potenza. Il porto commerciale dove si trova il distributore del carburante è distante 4 miglia e lì mi dirigo per fare il pieno; agli eventuali problemi del Verado penserò dopo. Terminato il rabbocco rimetto in moto ma il motore continua a zoppicare e non posso nemmeno provare a dargli una sgasata visto che sono nelle vicinanze della sede della Guardia Costiera. Così tengo il gommone in dislocamento sino all'aggiramento della murata, dove posso finalmente portare in planata il gommone. Il Verado continua a singhiozzare mentre io continuo ad accelerare e, dopo un paio di strattoni decisi, come per incanto il Verado sofferente si rimette a posto. Faccio il mio ingresso al Barion alle 14,30 dove mi trovo subito in ottima compagnia, visto che questo circolo è uno dei feudi del cantiere di Muggiò e sono moltissimi i gommoni a marchio Mar.Co ormeggiati alle sue banchine, alcuni dei quali customizzati in svariati colori, motori compresi.

9° tappa: alle 08.00 Giuseppe scende al Barion per i saluti e per controllare se l'anomalia del Verado si ripresenta ma oggi sembra tutto a posto; punto il cursore del Garmin sulla Testa del Gargano ed inizio la risalita su un mare calmo e sotto una temperatura che sa tanto d'Africa. L'italico sperone è tutto un susseguirsi di luoghi pieni di fascino quali Vieste, Peschici e Rodi Garganico, che ad ogni passaggio lasciano scoprire sempre qualcosa di nuovo, di non visto prima;. Dopo aver goduto di questi panorami meravigliosi, faccio rotta su Pescara passando attraverso all'arcipelago delle Tremiti, un altro luogo di straordinaria bellezza. Nelle antiche isole Diomedee non esiste ancora un porticciolo turistico ma esiste un progetto, richiesto dal comune di Isole Tremiti, per un porto da 120 posti barca, anche se sarebbe meglio specificare "120 grandi barche". Il passaggio nella strettoia formata dal molo di San Domino ed il Cretaccio, consente di ammirare uno dei tratti di costa più pittoreschi del nostro Paese e ogni volta non si può fare a meno di restare abbagliati da tanta bellezza. Fuori dalla protezione delle isole il vento inizia a pompare e man mano che mi avvicino alla costa l'onda diventa più ripida spingendo violentemente l'Emotion nell'incavo di quella successiva; il peggioramento del mare viene favorito anche dai bassi fondali presenti in questa parte del litorale adriatico e le ultime 20 miglia diventano un continuo tira e molla sulla manetta dell'acceleratore.

10° tappa: ieri sera ho cenato nel ristorante di Gerardo Bonetti, che è ubicato poche centinaia di metri all'esterno del porto di Pescara; ho mangiato pesce freschissimo, cucinato benissimo e pagato il giusto; per chi volesse provarlo, basta uscire dal porto, prendere il viale sulla sinistra e seguire le indicazioni del ristorante che si trova a non più di 500 metri. La tappa di oggi sarà Marina di Ravenna dove conto di andare a visitare i luoghi dov'è morta Anita Garibaldi; anche oggi il mare è buono e la prima parte della rotta prevede un lungo bordo sul promontorio di Ancona che mi consentirà di costeggiare la zona del monte Conero, ovvero, il tratto di costa più variegato ed interessante in questa zona dell' Adriatico. L'altra metà della tappa odierna comprende il passaggio delle località rivierasche votate alla vacanza canonica, come a dire, spiaggia, ombrellone e dicoteca, a cui va però aggiunta la famosissima "piadina". Alle 15.00 sono dinnanzi a Marina di Ravenna e per arrivare al distributore del carburante devo risalire per circa un miglio il canale che porta al porto commerciale poi virare a sinistra per entrare nel piccolo bacino acqueo dove, oltre al distributore, si trova la sede della Polizia; è vietatissimo proseguire la navigazione nel canale commerciale pena una multa salatissima ed il sequestro dell'imbarcazione. Eseguito il rabbocco, ritorno sui miei passi ed entro nel porto turistico che prevede tre soluzioni di ormeggio: il Circolo Velico Ravennate ed il Ravenna Yacht Club sono situati sul lato di dritta mentre il Marinara si trova dal lato opposto; io ho scelto il Circolo Velico e mai scelta fu più centrata, vista la cortesia e l'amicizia di cui vengo gratificato; inoltre, il prezzo di 18,00 € è il più basso che mi sia stato richiesto per l'ormeggio di una notte.

11° tappa: oggi tappa leggera dato che Porto Barricata, dove ho appuntamento con l'amico Roberto Guidetti, Presidente del Gommone Club Ferrara, si trova a sole 25 miglia; una breve sosta nel pittoresco porticciolo dove incontro gli amici del sodalizio ferrarese che mi accompagnano alla foce del Po di Pila dove in un baleno montano gazebi, tavoli e tende per la nottata. La serata passa all'insegna dell'allegria e del magna e bevi, tanto magna e tantissimo bevi, e si protrae sin verso le 23 quando l'assalto delle zanzare costringe tutti a risalire sui gommoni per un salutare bagno notturno al largo.

12° tappa: stamattina di partire presto non se ne parla nemmeno dato che l'Emotion è rimasto in secca a causa della bassa marea; poco male perchè la tappa di oggi prevede una trentina di miglia, ovvero, quanto dista il Centro Nautico Emmecar di Conche di Codevigo (PD). Alle 14.00 l'Emotion torna leggiadramente a galleggiare, così, salutati i compagni di merende, esco dalla foce del grande Fiume con il gps puntato sul porto di Chioggia. Un'ora più tardi sono a tiro visivo delle strutture portuali ed anche da lontano è facile rendersi conto che nella zona antistante il portosta sta accadendo qualcosa di anormale; infatti, il numero incredibile di imbarcazioni all'ancora non può essere causato soltanto dalla giornata festiva e dal gran caldo! Mi avvicino ad un gruppo di gommoni e l'arcano mi viene subito svelato: sul cielo di Chioggia si sta svolgendo l'Air Show con la partecipazione delle Frecce Tricolori. Lo scorso anno avevo ammirato la mitica pattuglia in quel di Pescara, oggi me li ritrovo nei momenti finali di questo raid dedicato all'Unità d'Italia... che vogliano essere partecipi anche loro?...

Martedì 12 Luglio: non sapendo quanto tempo avrebbero richiesto le soste per i tributi allo sbarco dei Mille, a Giuseppe ed Anita Garibaldi, nella pianificazione delle tappe mi sono tenuto largo di qualche giorno e così ho fatto richiesta per la sosta presso il molo Audace di Trieste per sabato 16/07, per cui, in attesa di terminare il raid, oggi andrò in pellegrinaggio ai luoghi che videro la morte di Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva, meglio conosciuta come Anita Garibaldi; nata il 30 agosto 1821 a Morrinhos (Brasile) e morta a Mandriole di Ravenna il 4 agosto 1849). L'intrepida moglie di Giuseppe Garibaldi divenne una rivoluzionaria italiana e viene universalmente conosciuta come l'Eroina dei Due Mondi. In questo viaggio stradale a ritroso nel tempo non sarò solo ma mi accompagnerà l'amico Natale Mattiazzi, babbo di Enrico, titolare del Centro Nautico Emmecar alle cui banchine è ormeggiato l'Emotion. La meta è Mandriole di Ravenna dove nel 1893, a ricordo della morte di Anita, venne eretto un Cippo dal Municipio di Ravenna. Lo troviamo subito, il Cippo è ubicato vicino alla strada ma il luogo emana un senso di tristezza e di abbandono quasi tangibile che in pochi minuti riesce a contagiarci e a privarci del consueto buon umore. A poche centinaia di metri da questo triste luogo sorge la fattoria Guiccioli, dove Anita venne trasportata in fin di vita ed in poco tempo spirò; la fattoria Guiccioli viene oggi unanimemente definita " la casa ove morì Anita". La storica fattoria appartiene alla Federazione delle Cooperative della Provincia di Ravenna che ne sta curando la completa ristrutturazione; inoltre, la stessa Federazione, in collaborazione con Coop Adriatica, Librerie.coop e Igd, ha realizzato il progetto "Quello che ancora vive" ovvero, un racconto con parole ed immagini di un viaggio alla ricerca di ciò che è ancora presente, nel paesaggio e negli uomini di Romagna, dello spirito e del carattere di quella comunità che nell'agosto del 1849 si prese cura di portare in salvo Giuseppe Garibaldi dall'accerchiamento dell'esercito austriaco. Contadini della piana, pescatori d'Adriatico e delle valli del Po, artigiani di città, intellettuali, uomini di chiesa, contrabbandieri, si organizzarono in una rete clandestina che è ricordata con il nome di "Trafila Romagnola". Fu una grande impresa collettiva, una prova di coraggio e generosità che viene raccontata dallo scrittore Maurizio Maggiani che, in compagnia dell'amico fotografo Moreno Carbone, per circa un anno ha percorso i luoghi della Trafila alla ricerca di "Quello che ancora vive", di quegli uomini che "vollero salvare il loro ideale e, con esso, l'eroe che lo incarnava".

13° tappa: lascio le banchine del Centro Nautico Emmecar e punto sul distributore di Pellestrina per l'ultimo rabbocco di carburante di questo strano e storico raid; la navigazione in laguna offre paesaggi e colori straordinari ed il lento moto richiesto per la navigazione aiuta a godere appieno di tanta bellezza. Raggiungo il mare aperto tramite il canale di Malamocco e punto il cursore del Garmin su porto San Giusto dove trascorrerò l'ultima notte di raid. Il mare arriva sulla prua dell'Emotion con un'onda intorno al metro che mi consente di mantenere i 20/22 nodi canonici anche se ciclicamente qualche saltino ci scappa; poco prima dell'arrivo mi prendo pure un pò di pioggia da un temporale passaggero che serve giusto a togliere un pò di sale al gommone e al sottoscritto.

Sabato 16: oggi è il gran giorno, lascio le banchine di porto San Giusto per raggiungere il molo Audace, come a dire, mezzo miglio di navigazione dislocante; credo che quella di oggi sia la tappa più corta della mia vita. Non è la prima volta che ormeggio al molo Audace dinnanzi a piazza Unità d'Italia, l'ho già fatto in altre occasioni con il Laguna Club di Venezia, ma oggi il significato del mio arrivo in questo luogo pieno di storia sancisce la chiusura di un ideale abbraccio a tutta la nostra amata penisola. E' sabato e sono passate da poco le 08.30, la piazza è praticamente vuota e posso ammirarla in tutta la sua splendida bellezza, la bellezza di uno dei tanti luoghi che mi rendono fiero di essere Italiano.

Il molo Audace si trova sulle rive di Trieste, in pieno centro città, a pochi passi dalla splendida piazza Unità d'Italia e separa il bacino di San Giorgio dal bacino di San Giusto del porto Vecchio. Nel 1740 nel porto di Trieste, vicino alla riva, affondò la nave San Carlo; invece di rimuovere il relitto, si decise di utilizzarlo come base per la costruzione di un nuovo molo che venne costruito tra il 1743 ed il 1751 e fu intitolato appunto a San Carlo. In quel periodo il molo era più corto di come si presenta oggi, misurava infatti solamente 95 metri di lunghezza ed era unito a terra tramite un piccolo ponte di legno. Nella seconda metà del 1700 venne allungato di 19 metri e nel 1860 di altri 132 metri, raggiungendo così l’attuale lunghezza di 246 metri; il ponte venne poi eliminato congiungendo il molo direttamente alla terraferma. Al termine dei lavori al molo San Carlo attraccavano sia navi passeggeri che navi mercantili, con gran movimento di persone e di merci. Il 3 novembre del 1918, alla fine della prima guerra mondiale, la prima nave della Marina Italiana ad entrare nel porto di Trieste e ad attraccare al molo San Carlo fu il cacciatorpediniere Audace, la cui ancora è esposta alla base del faro della Vittoria. Per ricordare questo importante avvenimento si pensò di cambiare nome al molo, chiamandolo appunto molo Audace; inoltre, all’estremità del molo venne eretta una rosa dei venti in bronzo, con al centro una epigrafe, sorretta da una colonna in pietra bianca. Nel tempo, con lo spostamento dei traffici marittimi in altre zone del porto, il molo Audace perse progressivamente la sua funzione mercantile ed oggi vi attraccano saltuariamente solo imbarcazioni di passaggio. Il molo è rimasto così un frequentato luogo di passeggio, una passerella protesa sul mare che completa la passeggiata di piazza Unità d'Italia.

Le tappe

Genova – Talamone – Roma – Cannigione – Villasimius – Marsala – Marina di Ragusa 120 – Roccella Ionica - S. Maria di Leuca - Bari - Pescara - Ravenna – Porto Barricata – Po di Pila - Chioggia - Trieste.

I protagonisti

Il gommone

L'E-motion 29 impiegato in questo raid è nato dalla matita di Federico Gerna, già autore dell'E-motion 32 e si differenzia da quest'ultimo per le dimensioni più contenute e per la possibilità di installare solo motorizzazioni fuoribordo. La filosofia del progetto E-motion 29 è intesa ad offrire un battello dedicato al campeggio nautico ma ancora carrellabile seppur mediante un auto ed un carrello di grande portata; per riuscire in questo scopo sul battello sono state create delle plancette laterali pieghevoli, un'esclusiva della Mar.Co Marine, che consentono di mantenere la larghezza del battello entro i limiti previsti dal Codice della Strada. L'Emotion 29 si avvale di un elevatissimo standard costruttivo, unito ad una veste estetica di particolare eleganza che lo collocano nell'Olimpo della categoria. La cabina prodiera è risultata confortevole anche se il suo sviluppo in altezza è ai limiti del comfort; al bagno è dedicato un vano separato che, seppur di piccole dimensioni, ben arredato e concede i giusti spazi alla bisogna. Questa tipologia di allestimento, in abbinamento alle ottime doti di navigazione dell'opera viva, fanno dell'E-motion 29 il battello ideale per il camping nautico a largo raggio. Le quasi 2.000 miglia percorse su ogni tipo di mare hanno messo in risalto la notevole robustezza della costruzione, che si avvale della tecnologia Infusion Sistem che coniuga un'elevata rigidità strutturale ad un peso nettamente inferiore alla normale lavorazione manuale; le parti in VTR sono realizzate con l'utilizzo di componenti di elevata qualità quali il gel neopentilico e le resine isoftaliche, che sono rinforzate da stuoie in vetro multiassiale, il tutto a garanzia di una grande resistenza all'invecchiamento. La parte gommata, interamente costituita da un tessuto di neoprene/hypalon della prestigiosa serie ORCA, nella grammatura da 1670 D.Tex, prodotta dalla Pennel & Flipo, non ha richiesto alcun intervento di ripristino della pressione.

Il motore

I compagni d'avventura dell'Emotion 29 sono stati due Mercury Verado F 300 a 4 tempi. Questi modernissimi propulsori si caratterizzano per l'architettura a 6 cilindri in linea con una cilindrata di 2.598; l'alimentazione si avvale di un sistema di iniezione multipoint e di un compressore meccanico Lysholm, controllato da una valvola waste-gate e raffreddato da un intercooler acqua/aria. Le valvole sono quattro per ogni cilindro (24 totali), e sono comandate da un doppio albero a camme in testa, mosso da una catena pretensionata idraulicamente. I due Verado hanno girato per oltre 80 ore totali e hanno spinto l'E-motion 29 per oltre 1.770 miglia senza necessitare di alcun intervento meccanico; solo il motore di destra ha palesato una lieve incertezza di funzionamento al mio arrivo a Bari ma è bastato effettuare lo spegnimento ed il riavvio del motore per risolvere la problematica. Buoni i consumi offerti dal connubio E-motion 29/Verado 300 hp che si sono attestati a poco più di 1 litro a miglio per motore. Particolarmente efficace la timoneria elettro/idraulica, che ha dimostrato precisione di guida, morbidezza di funzionamento e grande affidabilità; notevole la versatilità delle manette elettroniche che consentono la gestione dei due motori tramite una sola leva comando. Straordinaria, infine, la silenziosità ai minimi regimi.

Gli apparati di navigazione

Un raid impegnativo abbisogna di strumenti di navigazione e di sicurezza dotati di notevole precisione e grande affidabilità, per questo motivo abbiamo deciso di utilizzare il plotter cartografico a colori Garmin 5008, che si avvale di una cartografia elettronica prodotta dalla stessa Garmin. Il plotter è risultato ben visibile anche in condizioni di elevata luminosità e le indicazioni numeriche sono riportate in dimensioni che consentono una facile leggibilità in ogni condizione. Per verificare se i comandi sono di facile intuitività non ho volutamente letto le istruzioni, ma sono riuscito ugualmente ad accedere a tutte le sue funzioni senza troppo penare. A compendio degli strumenti elettronici di navigazione abbiamo installato una bussola magnetica modello Offshore 105 della Plastimo, uno strumento creato appositamente per le imbarcazioni veloci che ha dimostrato una notevole affidabilità ed un elevato fattore di smorzamento della rosa dei venti, che sono i requisiti indispensabili per mantenere la giusta rotta in condizioni di mare formato.

Ancora una volta abbiamo utilizzato il localizzatore satellitare SPOT e ho potuto constatare che i problemi di tracciatura che si sono manifestati nel raid Gommoshow 2011 sono completamente spariti. Questo apparecchio è dotato di GPS (per il posizionamento) e di un modulo satellitare per l’invio dei dati della posizione, in questo modo la copertura è pressoché totale in ogni angolo del nostro pianeta. Lo SPOT è indispensabile per gestire le emergenze ma permette anche di monitorare i percorsi e di vedere al computer tutti gli spostamenti, siano essi a terra, in mare o in volo. Lo Spot utilizzato in questo raid ha consentito agli utenti del forum del Club del Gommone di Milano di seguire in diretta online tutte le tappe del raid.

Totale miglia percorse: 1.770

Ore di navigazione: 83

Velocità media: 21.32 nodi

Consumo totale: 3.800 lt

Consumo orario: 45.78 lt/h complessivi – 22.89 lt/h a motore

Consumo per miglio: litri 2.14 complessivi – 1.07 litri/miglio a motore

Sea Adventure ringrazia:

Mar.Co Marine, Mercury Marine, Tecnoresin, Garmin, Fusion, Pennel & Flipo, cantiere navale Il Fuoribordo, Nautica Emmecar, il pontile Aldo, Stickers Point.

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