Sea Adventure associazione gommonautica sportiva dilettantistica
affiliata al C.S.I. (Centro Sportivo Italiano)
La motivazione che mi ha spinto a realizzare il raid Aegean 2016 è scaturita dalla voglia di scoprire le famose “tre dita” della penisola Calcidica; questa penisola si trova nel sud-est della regione balcanica e si protende nel Mar Egeo settentrionale; la diversità di questo sito dal resto della Grecia è data dalla repubblica del Monte Athos, un territorio autonomo e dotato di uno speciale statuto di autogoverno. L'ingresso è sottoposto ad una particolare giurisdizione restrittiva, infatti, per accedervi è necessario uno speciale permesso di soggiorno, il Dhiamonitirion, che permette di visitare Monte Athos per soli 4 giorni; inoltre, ne è tassativamente vietato l'ingresso alle donne e agli animali di sesso femminile. Messo a fuoco l'obiettivo, non restava che trovare i mezzi tecnici che sono stati individuati nel Prince 23 Cabin della Nuova Jolly, lo stesso dello scorso anno ma questa volta spinto da un motore fuoribordo DF 300AP di Suzuki. La partenza del raid è stata salutata dagli amici del Maverick Nauticlub di Padova che hanno voluto stupirmi organizzando i festeggiamenti in uno dei luoghi più magici di Venezia, ovvero, presso la darsena del Circolo della Vela sull’isola di San Giorgio Maggiore; a completare i festeggiamenti c’è stata la diretta via Skipe con il Circolo Nautico Cava d’Aliga (Ragusa); e non è tutto, infatti, al comitato di partenza si sono uniti i Gommonauti del Prosecco di S. Vendemiano, il club Nonsolomare di Padova, il club Nautico Laguna Veneta ed il Club del Gommone Milano con il vulcanico Umberto (Sala) che ringrazio per avermi scarrozzato il gommone. Lunedì 04 Luglio: la partenza, quella vera, avviene oggi dalla Darsena Fusina, un grazie a tutto il personale, grande Paolo in testa, da dove il Prince 23 Sport Cabin inizia la sua lunghissima navigazione scendendo il Canale dei Petroli sino all’uscita di Malamocco. Ieri notte la Bora ha soffiato forte ed il mare non è certo dei migliori, con un’onda secca e dura che si abbatte costantemente sul mascone di sinistra del Prince, quindi, non mi resta che lavorare di manetta per non mettere continuamente in candela il gommone. La velocità è intorno agli 8 nodi e le pacche sono notevoli, certo non è un buon presagio ma fidiamo nel futuro. Ad ogni ondata il mare mi spinge verso sud ed io non posso far altro che cercare di riportare la prua verso nord per non trovarmi troppo fuori rotta. Le prime 20 miglia sono devastanti poi, lentamente, vento e mare iniziano a calare e posso aumentare la velocità intorno ai 15 nodi ma sbattendo un po’ meno; secondo i miei calcoli l’onda dovrebbe scendere ancora avvicinandomi alla costa ma, spesso il mare i miei calcoli non sembra tenerli nel giusto conto. Per fortuna oggi è la “mia volta” e le ultime 10 miglia sono da favola, così alle 12.30 sono dinnanzi al distributore di Rovigno per fare carburante ma qui è vero un dramma perché la banchina è esposta al mare e ci sono almeno quattro barconi di turisti che fanno una spola continua qui attorno; riesco a buttare dentro 75 litri poi chiudo per paura di fare danni al gommone e mi avvio verso l’Isola Rossa dove chiederò ospitalità per la notte… 2° tappa: ieri serata nel nuovo bistrò Rio aperto dall’amico Corrado sul porto di Rovigno dove ho spazzolato dei piccoli calamari alla piastra che mi hanno messo in pari con il mare patito nella mattinata. Alle 08.30 motori in moto e via verso l’isola di Dugi Otok (Isola Lunga) dove conosco una baia dai silenzi ancestrali che è l’ideale per dimenticare la gran massa di gente presente a Rovigno. Per una promessa fatta agli amici Patrizia e Flavio non citerò il nome del luogo magico ma chi ha seguito il raid con lo Spot 2 lo troverà facilmente. Il mare è splendido e la navigazione è una vera goduria, con il Prince che vola a 23/24 nodi su un mare leggermente increspato dal vento, consumando 1.3 litri/miglio. La vita sa essere bella e lo diventa ancor più quando il mitico maestro d’ascia che mi ha offerto l’ormeggio, mi gratifica con i pomodori del suo orto, assolutamente nature. 3° tappa: stanotte ha soffiato una Bora potente, tanto che ho dovuto rinforzare l’ormeggio aggiungendo un paio di parabordi e allascando un po’ le cime di ormeggio; esco dalla baia e mi trovo con un mare importante da poppa che però non impensierisce più di tanto il Prince che si difende piuttosto bene e mi consente di navigare sui 18 nodi. E’ con questo tipo di mare che viene fuori la vera differenza tra il DF 200 dello scorso anno ed il DF 300 che ho montato quest’anno: quando il gommone risale sull’onda non devo preoccuparmi di accelerare perché ci pensa la bestia a spingere di quel tanto che basta per superarla. Alle 14.00 sono dinnanzi al distributore di Korkula e anche qui fare carburante diventa un’impresa a causa della forte risacca che si stampa con violenza contro la banchina; risultato, un pieno non pieno e via subito a cercare un ormeggio perché sostare al Marina ACI non ci penso nemmeno: i prezzi sono da hotel Cipriani e se hai un gommone piccolo come il mio ti guardano come se fossi portatore di una grave malattia infettiva. Un piccolo canale divide l’isola di Korkula da Orebic dove non ho mai sostato, quindi, non c’è molta da pensare... 4° tappa: il porticciolo di Orebic è costato 140 kuna (7.5 kuna x 1 €) e nessuna formalità da espletare, una figata per chi vuole partire al mattino presto! Così però non sarà perché durante la cena di ieri sera ho socializzato con una famiglia speciale, ovvero, un misto ungherese, inglese, tedesco e sono praticamente certo di essermi perso qualcosa. Chi mi conosce sa come mi difendo con la lingua inglese ma devo riconoscere che ci siamo capiti quel tanto che bastava per ritrovarci in banchina stamattina alle 09.00 per le foto di rito prima della partenza. Un po’ di bora per le prime 30 miglia poi tutto si normalizza sino al canale di Dubrovnik dove mi infilo per fare carburante al Marina ACI; ridiscendo il canale e dopo aver costeggiato tutte quelle vergognose costruzioni simili a tanti alveari grigi di nuova e vecchia costruzione, entro nella pittoresca città vecchia dove scatto rapidamente un po’ di foto cercando di evitare di essere arrotato dalle mille barche che fanno la spola con i turisti. La meta di oggi è Prevlaca dove mi è stato detto che c’è l’ultimo porto per la dogana in uscita; certamente sarà così ma, visto che la mia carta gps non segnala nulla di tutto ciò, mi ritrovo all’interno di un profondo golfo che, capirò poi, essere già parte del Montenegro. Mi aggiro avanti e indietro per trovare un ormeggio e, finalmente, arrivo al Marina Lazzareto. 5° tappa: ieri ho fatto nuove conoscenze in Montenegro, il pompiere subacqueo Radovan, detto Rako, e Nicola, membro dell’associazione Emergensea Montenegro; grazie a loro ho potuto visitare le famose Bocche di Cattaro senza problemi burocratici, un luogo incantato dove spero di poter ritornare presto. Alle 08.30 parto dopo aver fatto colazione con l’amico Nicola che è venuto a salutarmi, poi giù la manetta verso la Grecia. Il meteo è splendido ed il Prince scivola leggero sull’acqua; devo riconoscere che la scorrevolezza di questa carena riesce a stupirmi ogni volta. Durante il lunghissimo bordo sino al promontorio di Valona, sono circa 100 miglia, non ci sono novità da segnalare ma aggirato il capo, il mare inizia a farsi sentire con il vento che spinge sulla prua del Prince. Rallento un poco l’andatura ed alle 17.00 faccio il mio ingresso trionfale a Gouvia per fare carburante; la media del consumo è stata di 1.25 lt miglio, perfetto, il prezzo un po’ meno visto che è di €1.56 al litro. Ancora un paio di miglia e la tappa finisce nel porto sotto al castello di Corfù, che con una breve camminata consente di arrivare in centro città; la sosta costa €14,00 comprese acqua, luce e wifi. 6° tappa: la tappa di oggi sarà Fiskardo, detta la Portofino greca; sono un’ottantina di miglia che mi mettono in pace con la vita anche se le cose si mettono meno bene all’arrivo, quando c’è da trovare l’ormeggio. Faccio un giro del porto ma tutti guardano altrove e mi è facile capirne il perchè, la mia barca è piccola e sono solo a bordo, quindi, c’è poca trippa per i proprietari di bar e ristoranti; a questo punto metto in azione il famoso metodo Bracco, ovvero, punto un buon posto e mi ci infilo! E’ solo un tentativo per vedere cosa succede e non ho ancora dato ancora a poppa quando uno spilungone si avvicina per aiutarmi nell’ormeggio; parakalò, grazie, thanks, evvai che culo oggi; allungo la cima di prua, marcia indietro, filo l’ancora, et voilà, sono fermo e stabile. Apro il tendalino tutto soddisfatto ma, in quel preciso momento arriva un ragazzone tutto azzimato che mi dice che devo spostarmi perché sta arrivando una barca a vela. Con enorme fatica trattengo il vaffan… che mi arriva su dal profondo dell’anima e, proprio in quell’attimo torna lo spilungone che, con tono autoritario dice al nuovo arrivato che basta allargarci un po’ e ci sta anche la vela. Così è, ed il nuovo arrivato è Paolo, girovago del mare di Chioggia, da oggi ho un nuovo amico… 7° tappa: alle 08.00 sono pronto a lasciare Fiskardo e un’ora e mezza dopo sono a Itaca, porto Vathy, per fare carburante; questo distributore è sempre stato tra i più cari e anche oggi non si smentisce visto che la benzina è a €1.66; comunque, riempio anche le taniche perché vorrei arrivare sino all’Olimpic Marina di Lavrion senza più rifornire. Quando mi consegna lo scontrino della carta di credito l’occhio mi cade sulla scritta che dice che oggi è lunedì! Cavolo, il martedì il canale di Corinto è chiuso per il dragaggio settimanale, allora tanto vale prendersela comoda e fermarmi a Patrasso. E meno male che è andata così perché nel golfo di Patrasso c’è un inferno di mare e vento che cercano di avere la meglio sul Prince che regge benissimo il confronto a patto di non voler strafare con la manetta: mi spiego meglio, non ci sono problemi d’acqua a bordo, il Prince 23 Cabin è un gommone asciuttissimo ma le infrastrutture, prima tra tutte la porta della cabina poi il salpancora non stanno di certo godendo in situazioni come questa.
8° tappa: il vento non ha mollato di soffiare per tutta la notte e dovremo guadagnarcela anche stamattina; prima di partire ho pagato €23,00 per la sosta comprensiva di acqua, luce e wifi, mentre ieri sera ho cenato con insalata greca, ovviamente senza cetrioli, e insalata di polpo, una birra Mithos da 500 cl con €14,00 e qualcuno osa anche lamentarsi. Il mare non ci da tregua e si va avanti a non più di 13/15 nodi sino all’ingresso nel golfo di Corinto dove le onde ed il vento calano di intensità; inoltre, mi porto più vicino alla costa per restare più coperto. Il mare continua a calare e sulla dritta adesso mi ritrovo un grosso yacht blu che cerca di incrociarmi la rotta; vuoi vedere che sto pirlotto vuole farmi ballare con le sue onde? Accelero un poco e mi accorgo dalla schiuma che spara a prua che ha forzato l’andatura anche lui. Allora lascio che quasi mi affianchi, poi abbasso la manetta sino ai 30 nodi, con questo mare di più non posso fare, ma per lui è già troppo… Quando entro nel porticciolo di Kiaton lo yacht è miglia indietro e mi viene da ridere pensando che stasera dovrà restringere il budget della cena per compensare la marea di litri di gasolio che ha buttato via per stare davanti ad un piccolo gommone.
9° tappa: ieri sono andato a dormire presto ed oggi parto alle 07.30 con rotta su uno dei canali più famosi del mondo; dieci miglia scarse e sono già in attesa che si abbassi il ponte e si accenda la luce verde. Nell’attesa si aggiungono un paio di barche a vela e mezzora dopo si va: l’emozione è sempre grande e poi sono partito per primo e avere tutto il canale libero solo per me è una vera goduria. Arrivo primo anche per pagare e alle 09.45 sono già in rotta per l’Olimpic Marina di Lavrion; sino a Capo Sunion il mare è tranquillo ma in prossimità del tempio di Poseidone iniziano a soffiare le consuete raffiche di vento che rappresentano un classico di questo luogo; il vero problema è che sono un po’ tirato con la benzina e non vorrei mai che…
10° tappa: oggi calma di vento e di onde ma appena partito mi accorgo che lo Spot 2 segnala la scarsa carica delle batterie, quindi, breve sosta per la sostituzione delle tre pile miniAA lithium, perché lui vuole solo quelle. La navigazione è da favola e se si eccettua una fermata per fotografare un piccolo gruppo di delfini, non resta altro da segnalare. Alle 13.30 entro nel porto di Skopelos per salutare l’amico Riccardo (Maietich) che, però, mi aspettava con la signora Letizia nella pittoresca rada di Agnondas che si trova a sud dell’isola. Convenevoli di rito anche con alcuni amici parmensi in vacanza ad Alonissos e cena a casa di Riccardo che, in collaborazione con la moglie, prepara una pasta all’amatriciana degna di un re; assolutamente da provare il guanciale trentino (salumeria Belli) che non fa certamente rimpiangere quello romano.
11° tappa: oggi tour istruttivo nelle isole Sporadi in compagnia degli amici di Trento con sosta e bagno all’isola di Jura, in un’insenatura con un’acqua da fine del mondo. Il mare è ottimo e si rovina solo nelle ultime miglia del rientro con una fastidiosa onda da poppa che fa ballare i gommoni. Tutto bene sino alle 03.00 della notte quando nella rada di Agnodas si alza un Libeccio feroce che mi obbliga a rinforzare l’ormeggio e mi procura una notte parecchio travagliata. Il peggio capita però il mattino successivo quando al Prince si affianca una barca da pesca che durante le manovre di ormeggio mi sperona la scaletta mandando in banchina la prua del Prince. La Letizia viene ad avvertirmi che in porto sta succedendo qualcosa di brutto, così corriamo subito in soccorso del mio povero gommone che, per fortuna, se la cava con una sbucciatura ad una maniglia di prua e la piegatura del tientibene della scaletta!!!
12° tappa: nei due giorni precedenti ho terminato la stesura della prima parte del diario di bordo e Riccardo (Maietich) con estrema pazienza, causa lo scarso segnale wifi, è riuscito ad inviarla alla redazione de Il Gommone. Oggi la benzina è arrivata tardi ed il meteo non sembra dalla mia parte in quanto spira un vento fortissimo che alza un gran mare, mare che il Prince si trova in piena prua appena messo il naso fuori dal porticciolo di Agnondas; il primo riparo è il porticciolo diNeo Klima ma, visto che sono in ballo, punto sul porto successivo di Gossa che è più grande e sembra offrire un riparo più sicuro. Sono poco più 10 miglia ma c'è voluta un'ora e mezza di lotta per entrare in questo che è un porto vero; dato il tempo inclemente il porto è strapieno e riesco a trovare un varco al fianco di una grossa vela il cui skipper mi aiuta nell'ormeggio porgendomi il corpo morto che a causa degli scogli vicinissimi, è formato da una pesante catena invece della solita piccola cima. Tira la catena, tira la catena, la schiena del Bracco mostra un cedimento che purtroppo lascerà qualche strascico nei giorni a seguire.
13° tappa: ieri sosta forzata dovuta al mal di schiena e ad un meteo proibitivo, oggi la schiena sembra andare meglio grazie anche alla super pomata (unguento adatto anche alle giunture dei cavalli) che mi ha fornito la Letizia, resta il problema meteo ma ho tanta voglia di provarci ugualmente. Alle 06,45 lascio la banchina del porto di Gossa con rotta sulla penisola di Agion Oros o Monte Athos, e che sarà una giornata dura lo capisco appena scapolo la punta NW di Skopelos, con il mare che martella selvaggiamente il mascone di dritta del Prince costringendomi a recuperare il giusto angolo di rotta che perdo ad ogni schiaffo delle onde. Il meteo di ieri era chiaro: vento in continua evoluzione e lassù in Calcidica pare debba arrivare la fine del mondo. La cosa che mi preoccupa di più, però, è il problema alla schiena che dopo i primi colpi si è puntualmente ripresentato. Dopo un po' di miglia decido di puntare sulla penisola Sithonia, quella in mezzo, visto che non riesco più a sostenere l'urto del mare e dopo una decina di miglia devo cedere ancora un po' di gradi alla furia delle onde. Detta così si potrebbe pensare che sia una sconfitta, invece, pian piano mi sto avvicinando al monte anche se oggi arriverò solo a fotografarlo a distanza, a conquistarlo ci penserò domani.
14° tappa: ormeggiato nella piccola isola di Ammouliani ho potuto rimettermi in forze per l'attacco definitivo al monte Athos che ieri ha respinto il mio primo assalto. Stamattina il monte si e' presentato circondato da una piccolissima nuvola a mo' di aureola e si e' arreso praticamente senza combattere; il luogo riveste un fascino ancestrale e le costruzioni incastonate nella montagna sono davvero spettacolari ma qui il tempo cambia con una rapidità impressionante, quindi, visto che la schiena va meglio e che la benzina è misurata, dopo le foto di rito punto verso Skopelos dove ritroverò gli amici di Trento, potrò fare rifornimento e preparare la rotta di ritorno. 15° tappa: alle 07.30 motore in moto e dopo aver passato capo Sunion e scattato un paio di foto al tempio di Poseidone, sempre meglio tenerselo buono, tiro una linea retta su Capo Malea, il primo dito del Peloponneso che viene citato nell'Odissea di Omero quando Ulisse, durante il viaggio di ritorno da Troia, doppia il capo e arriva nelle terre dei Lotofagi nel nord Africa. Il mare è poco mosso ed il Prince scivola sulle onde a 22 nodi mentre nella mia testa comincia a farsi largo il pensiero di spingermi sino a Pylos. Sono ormai al cospetto di Capo Tenaro o Capo Matapan, che tra il 28 ed il 29 Marzo del 1941 fu teatro di una sanguinosa battaglia navale tra la Royal Navy e la Regia Marina Italiana; da questo punto e sino all'ingresso della baia di Pylos sarà lotta dura a causa del Maestrale che sferza di schiume bianchissime tutto il golfo di Messenia. Solo dopo le 17 riesco ad entrare nella grande baia di Navarino, citata da Giulio Verne nel suo Ventimila leghe sotto i mari che avrò letto almeno mille volte.
16° tappa: ieri ho parlato con il ragazzo del distributore e stamattina alle 09.00 mi ha portato le 4 taniche che mi consentiranno di arrivare a Cefalonia; il mare continua a non essere dei migliori con il Maestrale che spinge le onde sul mascone di sinistra del gommone facendomi faticare parecchio per mantenere la rotta. Con geande sforzo riesco a coprire le 50 miglia che mi consentono di coprirmi con l'isola di Zante per poi passare nel canale interno dove posso prendere fiato per una ventina di miglia. Ormai mancano soltanto una ventina di miglia per entrare nel profondo golfo che mi porterà ad Argostoli, capoluogo dell'isola di Cefalonia ma queste ultime me le devo sudare tutte visto che il mare oggi di sconti non vuole farmene. 17° tappa: alle 6,30 il Prince lascia gli ormeggi per una delle tappe più lunghe di questo raid, ovvero, le oltre 170 miglia che separano Argostoli da Crotone. Sino all'uscita del profondo golfo di Argostoli una leggera brezza sulla prua favorisce la scorrevolezza della carena del gommone e l'unica problematica che richiede la mia attenzione è il controllo del fondale a causa dei tanti scogli che emergono di poco dalle acque. Lasciata la protezione dell'isola il mare inizia a stamparsi sulla prua del Prince, ormai sembra quasi una persecuzione, spinto dal Maestrale che soffia gagliardo già a quest'ora, e questo non è particolarmente incoraggiante per il futuro della giornata, quindi, riduzione della velocità a 14/15 nodi e avanti così. Per distrarre lo sguardo dai numeri del gps, penso alla visita fatta ieri al monumento della Divisione Acqui dove ho scoperto un piccolo spiazzo in cui è stata eretta una piccola cappella alla Madonna ma non sono riuscito a capire se fa parte dei ricordi dell'eccidio o altro. A tre ore dalla partenza faccio una sosta per travasare le due taniche e togliermi l'incomoda e pericolosa presenza di benzina in coperta. Le onde continuano ad essere alte ma sembrano aver perduto un pò di spinta a causa del calo del vento e, anche se la velocità non aumenta di molto, ora il comfort di navigazione è decisamente migliore. Alle 16 ora italiana, con il fuso ho guadagnato un'ora, entro nel Marina Yacthing Club di Crotone dove mi viene offerto l'ormeggio presidenziale; per dovere di cronaca dirò che da poche settimane il Presidente Ugo Pugliese è stato eletto sindaco di Crotone e la carica di Presidente è passata al mio cumpà, Mimmo Mazza, che era il vice. 18° tappa: la sosta di un solo giorno a Crotone è dovuta al fatto che Domenica prossima in quel di Cava d'Aliga (Ragusa) si terrà la 7° edizione di Vieni a mare con noi a cui non posso mancare, quindi, saluto gli amici e prua puntata su Roccella Jonica che sarà il trampolino di lancio per la successiva tappa verso Malta. Al traverso di Capo Cimmiti mi trovo dinnanzi ad un ben triste spettacolo, una vela affondata ma ancora affiorante dagli scogli; vedere quei resti fa pensare che la vita è come il mare, pensi di conoscerla poi ti accorgi che può tradirti o stupirti in qualsiasi istante... Poche miglia più avanti faccio una sosta dinnanzi alla spiaggia di Cutro Marina dove mogli, figli e nipoti della famiglia Aiello (Nuiova Jolly) si trovano in vacanza, gli uomini invece sono ancora al lavoro in quel di Bussero e Cologno Monzese (MI). La tappa termina nel Marina delle Grazie a Roccella Jonica dove faccio il pieno, taniche comprese, visto che domani mi aspetta un'altra lunga maratona da oltre 170 miglia. 19° tappa: sono le 6.30 e alcune barche a vela hanno già lasciato gli ormeggi, bene, oggi il meteo dovrebe essere favorevole; appena fuori dal porto imposto il Dragonfly su capo Passero dove farò l'ultimo cambio di rotta per Malta, poi via verso l'isola dei Cavalieri. La navigazione prosegue tranquilla e alle 10.30 provvedo allo svuotamento delle taniche in modo da liberare la coperta dal loro ingombro; null'altro da segnalare sino all'imbocco del canale che divide la Sicilia da Malta, dove il Maestrale soffia sui 15 nodi alzando un poco d'onda al traverso che richiede un calo della velocità sui 17/18 nodi. Ad una quindicina di miglia dall'isola noto che sulla dritta c'è una grossa nave militare di colore chiaro, isimile anche se più grande di quella incontrata lo scorso anno a Trapani. Quello che succede in seguito è l'esatta fotocopia dell'espserienza vissuta proprio in quell'occasione: quando sono a poche miglia dall'ingresso dell'Island Marina di Gzira, dal fumaiolo esce uno sbuffo di fumo e la nave inizia a muoversi su una rotta che va ad incrociare la mia. Il primo pensiero è "il Kirov ha aumentato la temperatura nella sala macchine" e questo è un chiaro segnale che devo evitare di rivedere ancora il film Ottobre Rosso, poi dal lato sottovento spuntano due gommoni (Hurricane) che puntano dritti su di me; a questo punto meglio non fare il furbo visto che questi ultimi sono muniti di torrette centrali con tanto di mitragliatori. Ora navigo a 15 nodi mantenendo sempre la mia rotta originaria e quando sono a meno di un miglio la nave emette un colpo di sirena e sfila dinnanzi lasciandomi il mare libero. Lo dico subito, questa volta ho preferito evitare di usare la Canon. 20° tappa: ieri ho incontrato Matthew della Strand Marine, il dealer Nuova Jolly in quel di Malta ed abbiamo cenato in quel tempio della gastronomia che è il Fumia Restaurant e credo che a Malta non esista un posto migliore per socializzare e mettere a frutto nuove strategie di mercato... Prima della partenza accosto alla Seagull 1 la navetta che in quel di Malta gestisce l'erogazione del carburante a mare, il cui prezzo è di € 1.29 al litro a cui però va ad aggiungersi una tassa di € 8.30 per ogni rifornimento. La tappa di oggi è di sole 56 miglia e se si eccettua il passaggio dinnanzi alla nave pattugliatrice, oggi c'è un solo Hurricane mitragliatore, non rmi esta da segnalare che il superamento delle molte vele che stanno facendo rotta sul Marina di Ragusa. 21° tappa: ieri si è svolta la VII° edizione di ''Vieni a Mare con noi" una giornata dedicata alle persone diversamente abili a cui hanno partecipato le associazioni Paolo Ferro, Il Piccolo Principe di Scicli, l'Anfass onlus di Modica e la ASSOD Onlus di Ispica che, con i rispettivi accompagnatori hanno totalizzato più di 120 persone, che si sono festosamente imbarcate sulle 20 imbarcazioni messe a disposizione dai soci del Circolo Nautico Cava d'Aliga. Con questo felice ricordo ancora nella mente, faccio una breve sosta con foto ricordo dinnanzi al faro di Punta Secca caro al commissario Montalbano, poi riprendo rapidamente la rotta verso Pantelleria. E' una mattinata strana, niente vento, sole velato ed una luce quasi irreale che presto si trasforma in una coltre di foschia che mi lascia una visibilità di una cinquantina di metri; qui scogli sicuramente non ce ne sono ma qualche peschereccio potrebbe esserci, perciò, qualche colpo di tromba è meglio darlo. Questa situazione si protrae per circa un'ora, con la foschia che scende in banchi compatti per poi alzarsi definitivamente bucata dal sole che alle 10 riesce a venir fuori vittorioso sulle tenebre. Mancano ancora più di 40 miglia ed il Maestrale inizia a far sentire la sua potente voce; ora la velocità è scesa attorno ai 12 nodi e la rotta diventa decisamente approssimativa, come a dire che ad ogni botta corrisponde una virata di timone. Man mano che mi avvicino all'isola il vento aumenta, d'altronde, se gli arabi l'hanno battezzata Bent-el-Rhia, figlia del vento, ci sarà stato un motivo; inoltre, i fondali sono piuttosto bassi e l'onda ci si incattivisce che è un piacere. Alle 14 entro finalmente all'interno della diga foranea e mi dirigo verso il tratto di banchina dove l'amico Giovanni del Gatto tiene i suoi gommoni da noleggio e la giornata finisce in gloria. 22° tappa: ieri ho socializzato con una famiglia di piemontesi emigrati in Tunisia da parecchi anni, pare strano di questi tempi, simpatici e gentilissimi, soprattutto la giovane figliola che ho subito battezzato "Emma la curiosa" visto che era affascinata dalla piccola cabina del Prince. In serata con Giovanni del Gatto siamo saliti in collina per fare visita al pusher di capperi e Zibibbo che quando ha saputo della mia partenza l'indomani, guardando il mare che dall'alto era tutto una spuma bianca, ha sentenziato "tanto stasera abbonazza" Porc... quando un montanaro fa le previsioni sullo stato del mare è sempre un dramma e, purtroppo, non ho avuto neppure modo darmi una ravanata anti malocchio alle parti basse perchè mi sta guardando, così domattina non avrò modo di scamparla. A piena conferma delle mie più nere previsioni, le prime onde dell'abbonazzata notturna le prendo non appena fuori dal porto e me le porto dietro, anzi davanti, sin quasi al traverso di Favignana, poi, per fortuna la situazione migliora e sul far del mezzogiorno entro nel porto di Trapani dove ricevo l'abbraccio dell'amico Peppe Miceli, titolare dell'omonimo cantiere. 23° tappa: questi sette giorni di sosta sono serviti ad alleviare il riacutizzarsi del problema al nervo sciatico, a visitare luoghi incantati come Erice, Bonagia, San Vito lo Capo, lo spettacolare tramonto delle saline di Mozia e tantissimo altro, il tutto grazie al Comandante Ignazio Puleo e famiglia, e al milaneis Roberto Brambilla, notissimo costruttore di macchinari per oleifici. Sono le 7.15 quando l'amico Peppe scioglie le cime d'ormeggio dandomi appuntamento alla Fiera di Genova ed io do inizio alla lunga traversata che mi porterà a Porto Corallo in Sardegna. Uscito dalla protezione delle isole Egadi il Maestrale, sempre lui, inizia il suo lavoro contradicendo palesemente le previsioni meteo di ieri che recitavano: mare calmo e vento da 3 a 12 nodi. Oggi, onde al mascone da 1.5 a 2 metri e vento da 17 a 21 nodi misurati con anemometro portatile; risultato finale: tutte le viti del blocco copri porta saltate e altre cosucce del genere; morale della favola: consultate pure il meteo ma non fidatevi troppo ed uscite sempre con il gommone in perfetto assetto di navigazione. Per fortuna uno dei marinai di Porto Corallo capisce la situazione e mi disloca in posto tranquillo al riparo dalle raffiche di vento e dalle pastoie burocratiche. 24° tappa: la meta di oggi sarà Cannigione che dista circa 80 miglia; il Dragonfly è puntato su Capo Comino con la Costa Rei che mi offre un mare calmissimo. Le miglia passano tranquille e l’unico problema arriva dal gran caldo che si fa sentire a causa dell'assenza del vento anche se dopo gli ultimi avvenimenti, non credo sia il caso di lamentarsi troppo. Alle 11.30 sono al traverso di Capo Comino e ne approfitto per fare una breve sosta e sentire al telefono l'amico Aldo del pontile Albatros di Cannigione che mi comunica di non avere posto per la notte; buon per lui, siamo prossimi a ferragosto e rientra nella normalità; di contro, nella mia mente balzana si era già fatta largo un'idea di questo tipo: in una giornata di mare come oggi sarebbe un vero peccato navigare per sole 100 miglia! Morale della favola, riparto con il Dragonfly puntato su Solenzara così, se il mare dovesse tenere, domani potrei arrivare a... beh, per ora meglio non dirlo. Passo all'esterno delle isole di Molara e Tavolara e sfilo Porto Cervo, da qui vento e mare iniziano a farsi sentire; inoltre, noto che la zona montuosa della Corsica è piena zeppa di nuvoloni nerissimi. E così ricomincia il ballo, a tratti riesco a navigare a malapena a 8 nodi e devo anche fermarmi a legare il tendalino perchè le cerniere del cuffiotto si sono aperte. Sono stanco, ma devo stringere i denti e solo alle 16 riesco ad entrare nel porto di Solenzara; ma non è ancora finita, infatti, mentre attracco al distributore, ecco che un bello scroscio di pioggia sancisce il mio arrivo in terra corsa. 25° tappa: Ieri sera alle dieci sono piombato sul sacco a pelo, devastato dalla stanchezza, e ho fatto tutto un sonno sino alle 6.30; adesso, però, mi sento una belva assetata di mare, beh forse anche qualcosa meno! Barchette fuori ce ne sono già, speriamo di incontrare anche qualche vela in arrivo da nord che mi confermi che il mare è buono, così da poter arrivare a Genova e chiudere questo Aegean 2016. Il primo step è su Aleria e il secondo è al traverso della Giraglia dove il puntatore del gps si posiziona finalmente sulla diga di Genove Pegli. Dopo una ventina di miglia incrocio una vela che naviga in senso contrario e, praticamente, ci sfioriamo; è una barca sui 10 metri piuttosto attempata che naviga sui 6 nodi ma la cosa anormala è che il timoniere indossa la giacca della cerata!? Un saluto con la mano e ognuno per la sua acqua, ma quell'abbigliamento mi fa sorridere, non c'è un alito di vento, infatti sta andando a motore, è quasi mezzogiorno e fa un caldo bestia; poi la ragione mi sussurra che ha navigato per circa 70 miglia, questo significa che dev'essere partito 10 o 11 ore fa e si è fatto tutta la nottata accumulando freddo e umidità che, a quanto pare, non se ne sono ancora andate. Niente da segnalare se non un pò di mare al giardinetto che spinge la coppia Prince 23/Suzuki DF 300 verso la gloria... Beh, forse anche qualcosa meno... Le tappe 1° Venezia - Rovigno 80 miglia 2° Rovigno - isola Dugi Otok 100 mg 3° Dugi Otok - Orebic 123 mg 4° Orebic - Montenegro 103 mg 5° Montengro - Corfù 176 mg 6° Corfù - Fiskardo (Cefalonia) 78 mg 7° Fiskardo - Patrasso 68 mg 8° Patrasso - Kiaton 57 mg 9° Kiaton - Olimpic Marina 70 mg 10° Olimpic Marina - Skopelos 125 mg 11° Skopelos - isola Yura e ritorno 70 mg 12° Skopelos - Porto Gossa 10 mg 13° Porto Gossa - isola Ammouliani 80 mg 14° Ammouliani - Skopelos 95 mg 15° Skopoelos - Olimpic Marina 113 mg 16° Olimpic Marina - Pylos 178 mg 17° Pylos - Argostoli 103 mg 18° Argostoli - Crotone 173 mg 19° Crotone - Roccella Jonica 70 mg 20° Roccella Jonica - Malta 176 mg 21° Malta - Marina di Ragusa 56 mg 22° Marina di Ragusa - Pantelleria 140 mg 23° Pantelleria - Trapani 79 mg 24° Trapani - Porto Corallo (SArdegna) 164 mg 25° Porto Corallo - Solenzara (Corsica) 151 mg 26° Solenzara - Genova 164 mg Miglia totali percorse 2.802 Giorni di navigazione effettiva: 27 Ore di navigazione: 154 Velocità media: 18,20 nodi Consumo totale: 3.572 litri Consumo parziale: 1,27 lt/miglio Consumo orario: 23.20 lt/ora I protagonisti di Aegean 2016 Il gommone Il Prince 23 Cabin impiegato nel Raid Aegean 2016 è il più piccolo tra i battelli cabinati prodotti dal cantiere Nuova Jolly di Bussero (MI). Il gommone si caratterizza per una linea gradevole e la razionale disposizione degli spazi. Il 23 Cabin adotta la carena impiegata dal gemello Prince 23, nota per la profondità della «V» e la capacità di comportarsi egregiamente anche sulmosso. Lievimodifiche sono state operate solo nelle sezioni prodiere, sopra la linea di galleggiamento, allo scopo di rendere più comodi la cuccetta in cabina e il prendisole sul ponte. La tuga rappresenta il «cuore» del 23 Cabin e offre spazio a sufficienza per almeno due persone. Il bagno non è separato (la privacy è ottenuta da una tenda) ed è equipaggiato con un wc marino provvisto di maceratore e serbatoio delle acque nere. La coperta prevede una dinette, mentre il frigorifero è integrato nella seduta del pilota che può ospitare anche un piccolo lavandino con fornello. Sicuri i passaggi laterali verso la zona prodiera grazie ai due bordi esterni che evitano di scivolare. Questo allestimento, minimale ma funzionale, in abbinamento alle ottime doti di navigazione, fa del Prince 23 Cabin un battello ideale per un camping nautico a largo raggio. Il motore Il battello era spinto da un Suzuki DF300 accoppiato ad un’elica in acciaio a tre pale da 16” x 18.5”. Il blocco motore propone un’architettura a 6 cilindri disposti a «V» di 55°, per una cilindrata complessiva di ben 4.028 cc. La distribuzione è affidata a quattro alberi a camme in testa che comandano, attraverso una catena, 4 valvole per cilindro ed il variatore di fase. Questo è il primo fuoribordo al mondo a disporre del Suzuki Selective Rotation (siveda in proposito il servizio pubblicato sul fascicolo n. 309, luglio2012), ovvero, di un piede che può funzionare (modificando semplicemente un ponticello elettrico che comanda la centralina e, ovviamente, cambiando l’elica) sia nella classica rotazione destra sia in versione controrotante. I bassi consumi di benzina, assicurati dalla tecnologia Lean Burn (miscelazione magra), hanno contribuito ad aumentare l’autonomia e si sono rivelati determinanti nelle lunghe traversate. Altra nota di particolare rilievo, peraltro riscontrabile anche nei modelli di minor potenza, risiede nel disassamento (offset) tra l’albero motore e quello di trasmissione, una soluzione che consente di ottenere due preziosi vantaggi: lo spostamento del peso del motore verso l’interno dell’imbarcazione e la possibilità di utilizzare un piede con un’ogiva più piccola, quindi, più idrodinamica. Il GPS Il nuovissimo Dragonfly 7 rappresenta il top di gamma della nuova generazione di combinati, ecoscandaglio e GPS, prodotti da Raymarine. Il Dragonfly 7 è equipaggiato con la tecnologia CHIRP ad ampio spettro che offre una visione del mondo sommerso molto simile a quella reale ed è dotato di un'antenna GPS interna a 50 canali con tecnologia ad acquisizione rapida. Grazie all'impermeabilità conforme agli standard IPX6 e IPX7 è particolarmente adatta alle installazioni in pozzetti aperti sia con montaggio incassato sia con l'apposita staffa orientabile a sgancio rapido predisposta per un blocchetto di sicurezza opzionale. Il Dragonfly 7 è rimasto in funzione anche 10 ore consecutive senza mai palesare alcun tipo di inconveniente tranne un'interferenza con l'antenna esterna del GPS, di cui è dotata la strumentazione del Suzuki DF 200, causata da un montaggio troppo ravvicinato; la problematica si è risolta dando priorità all'accensione del Dragonfly 7 rispetto al motore. La bussola La bussola Urania 4 della Riviera si è dimostrata ancora una volta all'altezza della situazione, offrendo una notevole precisione ed un ottimo fattore di smorzamento anche durante le tappe più impegnative. Sea Adventure ringrazia: cantiere Nuova Jolly, Suzuki Marine Italia, Cocoon, Raymarine, Nautinox, Tappezzeria nautica Toti Benito, Marcucci, Sea Best. | |
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